Bergoglio ha capito la fragilità umana e ha aperto le porte ad una Chiesa accogliente
Papa Francesco è tornato alla Casa del Padre, ma la sua presenza su giornali e tv non è certo in declino pur in prospettive diverse. C’è chi lo rimpiange in quanto guida sicura nell’indicare cosa significhi essere cristiani mediante una attenta lettura del Vangelo e attraverso il suo stesso esempio, con scelte non facili che egli stesso per primo mette in atto.
La sua profonda conoscenza dell’animo umano e la sua capacità di empatia ce lo hanno fatto sentire vicino come uno di noi, uno che sa bene quanto siamo fragili, ma che sa ravvivare la nostra speranza per la fiducia nella grande la misericordia del Signore.
Le parole di Papa Francesco sono e saranno per sempre punti di riferimento non solo per i fedeli della Chiesa Cattolica, ma per tutto il mondo perché esprimono saggezza e verità, valori universali ed eterni.
Non tutti però la pensano così: c’è chi tira un respiro di sollievo per quello che ritiene essere stato un abbassamento del prestigio della Chiesa.
Gli ultimi al primo posto e i primi in ultimo: carcerati, immigrati, poveri, ammalati sono quelli a cui Papa Francesco dedicava più attenzioni, i più amati, i più difesi, anche quelli che meno se lo meritavano perché non giudicava nessuno.
“Chi sono io per giudicare il mio fratello?”.
E anche per i peccatori non c’era più il rigore di un tempo, quando era ben chiaro quali fossero gli inderogabili doveri e le drastiche proibizioni senza tante attenuanti e “vie di mezzo”. Un lassismo che avrebbe condotto ad un deplorevole degrado.
E poi anche l’occhio vuole la sua parte.
Che un Papa - Capo della Chiesa Universale - nella vita di tutti i giorni si comporti come un prete qualunque, evitando di abitare nei palazzi vaticani, usando i mezzi pubblici e - sull’esempio di San Francesco -scegliendo sempre quanto c’era di più semplice e povero, è stato da alcuni considerato indecoroso e comunque inopportuno.
San Francesco è stato indubbiamente un grande santo e come tale si è comportato, ma non era il Sommo Pontefice, non era salito al soglio pontificio in quanto successore di Pietro e Vicario di Cristo. Un Papa non può comportarsi da non-Papa.
Un Papa deve mostrarsi Papa in tutto, anche nell’aspetto esteriore che è tutt’altro che irrilevante perché esprime il potere e l’autorevolezza che gli competono: secolari tradizioni da Papa a Papa tramandate dai suoi predecessori e che sarebbe meglio conservare.
Il Papa, successore di Pietro “pescatore di uomini” a cui il Signore ha affidato le chiavi del Regno, è guida della Chiesa che è il popolo di Dio, fatto di persone con pregi e difetti, peccati e pentimenti, dolori e gioie.
La Chiesa è l’ovile della pecorella smarrita che il Pastore ha ritrovato.
È la casa del il figlio dissipatore che dal Padre misericordioso è atteso e accolto.
È la locanda a cui il Samaritano affida il poveretto assalito dai briganti.
La Chiesa siamo tutti noi battezzati, con i nostri punti di forza e le nostre debolezze, noi figli dello stesso Padre, redenti dallo stesso sangue di Cristo e dunque fratelli.
Una Chiesa accogliente, con la porta sempre aperta, soprattutto per chine ha più bisogno.
Papa Francesco ci ha indicato la via dell’amare e dell’essere amati perché tutti possano sperimentare l’amore del Signore. Un amore attivo e operoso, impegnato a portare aiuto perché il bene prevalga.
È “La Chiesa col grembiule”: non una iniziativa di Papa Francesco, e nemmeno di don Tonino Bello; è stato Gesù a dare l’esempio con la lavanda dei piedi: “Vi ho dato l’esempio perché come ho fatto io, facciate anche voi”.
Per ora tutti parlano di Papa Francesco; tra qualche giorno con una lapide sarà archiviato e pochi se ne ricorderanno: morto un Papa se ne fa un altro. Ma non è così. La vita non è tolta, è cambiata: Papa Francesco continuerà a pregare per noi in un modo diverso perché seguiamo l’esempio di Gesù: “servire è regnare”.