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22/11/2025

Alla scoperta dei paesaggi con Fumana

Dal 14 novembre all'8 dicembre la IX edizione del tradizionale appuntamento

Bregola, colpisce il plurale, perché quel “pianure”? Abituati a concepire lo spazio della natura come unico, al singolare (montagna, mare, collina), qual è il valore aggiunto che porta la scelta del plurale?

“L’uso del plurale in “Fumana: Immaginari delle Pianure” è una scelta mirata e densa di significato che si contrappone alla tendenza di vedere lo spazio naturale in modo monolitico. Offre un valore aggiunto di riconoscimento delle molteplici identità che coesistono e si sviluppano in questo tipo di paesaggio.

“Il plurale “pianure” spezza l’immagine della pianura come una distesa indifferenziata (spesso identificata solo con la Pianura Padana) per rivelare una stratificazione di luoghi, storie, culture e persino microclimi diversi. Di fatto non esiste la pianura, ma diverse pianure, ognuna con le sue specificità locali, la sua nebbia (la “fumana” mantovana), e le sue architetture (come i portici citati dal collettivo in una passata edizione).

“Il plurale celebra questa biodiversità culturale e paesaggistica. Scegliere il plurale allarga lo sguardo oltre i confini regionali. La riflessione sugli “immaginari” (sempre al plurale) della Pianura Padana (punto di partenza del collettivo) è un ponte verso la comprensione di altre realtà simili nel mondo. Se l’indagine del collettivo nasce nel contesto di uno spazio preciso, il plurale invita a riconoscere la vastità e la diversità di altri paesaggi piatti.

“Ad esempio: la Pianura Sarmatica, la più grande pianura d’Europa, che si estende per gran parte dell’Europa orientale. Le Grandi Pianure (Great Plains) del Nord America, associate all’immaginario dei ranch e delle praterie. La Pianura della Loira in Francia, che modella paesaggi agricoli e influenza la sua storia e architettura. La Pianura Ungherese (Alföld), cuore del Paese, con la sua cultura dei puszta. L’idea di una pianura come spazio di cultura e lavoro, e non solo di natura indistinta, trova una radice profonda nella tradizione letteraria che ha origine proprio in terra mantovana con Virgilio(Publio Virgilio Marone), autore delle Georgiche (dal greco ghé-érgon,“lavoro della terra”). Nelle Georgiche, un poema didascalico dedicato alla vita agreste, Virgilio descrive la fatica incessante e le cure meticolose che l’agricoltore deve dedicare alla terra per renderla fertile. La pianura, in questa visione, è una tela costantemente modificata, bonificata, irrigata e lavorata dall’uomo, un campo di battaglia dove l’“improbus labor” (il lavoro tenace/ostinato) vince su tutto. Virgilio si addentra in dettagli di coltivazione, come la gestione dei venti e dei terreni per la vite. Ad esempio, nel Libro II affronta la questione se sia meglio piantare la vite in collina o in una pianura grassa (“si pinguis agros metabere campi”),dimostrando che anche nel paesaggio apparentemente uniforme della pianura è necessario distinguere e adattare le pratiche. Il plurale “pianure” del collettivo “Fumana” riecheggia in questo senso il principio virgiliano: ogni pianura, ogni campo, richiede uno sguardo e una cura distinti. L’immaginario che ne deriva non è uno, ma un mosaico di racconti nati dalla relazione unica tra l’uomo, il clima (la fumana, la nebbia) e il lavoro specifico su una porzione di terra”.

 

Fumana è fatto di persone che pensano, riflettono, si confrontano e portano in atto, dal 2017, una serie di eventi: lo definite “un collettivo destrutturato”. Cosa intendete con questa espressione e perché rappresenta, se lo rappresenta, un punto di forza del gruppo di lavoro?

“L’espressione “collettivo destrutturato” si riferisce alla natura informale, fluida e aperta del gruppo di lavoro di Fumana, in netta opposizione alle rigide gerarchie o strutture associative tradizionali. Partiamo da un gruppo stabile, composto da 7 persone ma poi facciamo entrare coloro che vogliono partecipare. Per esempio in questo 2025 siamo una decina di persone. Significa che Fumana opera senza una rigida organizzazione interna, non ha ruoli fissi e predefiniti (come presidente, segretario, ecc., pur avendo fondatori e curatori), e i suoi membri partecipano in base alla disponibilità, alla passione e alla specifica edizione degli eventi. È una “comunità che, come la nebbia (la fumana), cambia forma nel tempo”.

 

La nona edizione si intitola “In cammino”: che cosa viene proposto?

“Il tema di quest’anno è un invito a non restare immobili nella nebbia, ma a usarla come metafora di un percorso interiore e fisico. La nebbia (fumana)diventa un elemento che toglie i punti di riferimento, costringendo a creare una propria mappa personale di immaginazione e conoscenza. L’edizione 2025 si articola, tra mostre, incontri letterari, performance e appuntamenti conviviali, coinvolgendo spazi simbolo della città.

“Alla Casa di Rigoletto proponiamo la mostra fotografica “Il Filo e il Fiume” di Paolo Simonazzi che esplora il “mondo piccolo” lungo il fiume Po. L’obiettivo è cogliere i silenzi e gli orizzonti della pianura, attraverso uno sguardo rispettoso e sommesso, che è esso stesso un “cammino” nel paesaggio.

“Poi “La Pianura Postmoderna” nell’antica Edicola dei Giornali in piazza Canossa. Iniziativa dedicata al settantesimo compleanno di Pier Vittorio Tondelli, autore di culto. Un’occasione per riflettere su come la pianura si sia trasformata nell’immaginario postmoderno, con la sua “Orazione civile” a cura di Giulio Milani.

“Segnalo “Lento camminare, veloce pensare”: appuntamento che vede protagonisti scrittori come Daniele Benati e Luca Azzolini, capaci di spaziare tra ironia e lucidità, descrivendo la pianura con uno sguardo profondo.

“Quindi un incontro particolare “I Santi ai Birilli” nella sede dell’Arci Birillistica Marmirolese, dove Andrea Piazza e Giacomo Cecchin conversano, disputano e raccontano le storie di santi e briganti in cammino. C’è una sezione dedicata all’artista Leda Fantini (“La pittura in cammino”) con incontri che sfociano spesso in cene letterarie, unendo il nutrimento per la mente a quello per il corpo, nello spirito conviviale del collettivo”.

 

In sintesi: cos’è Fumana?

“Fumana è un progetto culturale mantovano che, attraverso l’arte e la narrazione, dà voce e forma alla ricchezza nascosta e variegata dei paesaggi e delle storie delle pianure. Se invece si cerca una risposta metafisica, direi che “Fumana” è una coltre che nasconde, cela e permette di vedere solo se ci si addentra”.

Pubblicato su La nuova Cronaca di Mantova il  
14/11/2025
Ernesto Valerio