La proiezione del film "Madame Clicquot" come spunto per parlare di Champagne
Francia, regione dello Champagne, anno 1805. Barbe – Nicole Ponsardin, ventisettenne nativa di Reims, ha appena perso il marito, Francois Clicquot, considerato uno degli inventori dello Champagne. Dopo la morte del consorte, la gestione dell’immensa impresa viticola di famiglia diventa un affare politico. I soci di Clicquot cercano in tutti i modi di assumersi l’incarico, ma devono fronteggiare la fermezza di Madame Clicquot, donna ribelle e ambiziosa. Grazie alle sue abilità diplomatiche e aziendali, la giovane vedova riesce a mantenere la gestione dei vigneti di famiglia, passando alla storia come la “Gran Dama dello Champagne”.
Alla storia di questa donna è stata dedicata una biografia (ad opera di Tilar Mazzeo), dalla quale è poi stato tratto un film, “Madame Clicquot”, diretto da Thomas Napper e uscito nelle sale nel 2023.
La proiezione della pellicola è stata lo spunto per un dibattito sul tema del rapporto tra enologia e cinema. L’evento, organizzato dal Cinema Ariston con la collaborazione dell’associazione di cultura cinematografica “Oggi mi vedo d’Essai”, ha visto la partecipazione di Paolo Protti (Esercente dell’Ariston e di Multisala Cinecity),del critico cinematografico Claudio Fraccari e dell’avvocato Filippo Moreschi del Foro di Mantova (e socio fondatore di “Oggi mi vedo d’Essai”).
Nel corso della serata, tenutasi nel chiostro di Palazzo San Sebastiano, i relatori hanno sviluppato diversi argomenti. A partire dal legame tra la Settima Arte e il vino, un rapporto questo che è testimoniato da numerosi film, tra cui “Un’ottima annata” di Ridley Scott (2006) e “Sideways – in viaggio con Jack” di Alexander Payne (2005). Fraccari, tuttavia, ha precisato che “Madame Cliquot”, a differenza degli altri due, è un’opera incentrata strettamente sull’enologia e sulla storia del vino, sebbene il film approfondisca anche sul travagliato amore tra Barbe – Nicole e Francois.
“Del resto – ha aggiunto il critico – la componente melodrammatica e sentimentale fa parte della narrazione letteraria e cinematografica, perciò non è da considerare fuori luogo”.
Nel suo intervento, l’avvocato Moreschi ha offerto un contributo in materia di diritto enologico, in virtù della sua carica di vicepresidente nazionale dell’UGIVI (Unione dei Giuristi della Vite e del Vino). “La figura di Madame Clicquot è rivoluzionaria in quanto è stata capace di affrontare varie sfide: le difficoltà economiche successive alla morte del marito, l’embargo delle leggi napoleoniche e il pregiudizio sociale nei confronti delle donne”. In effetti, il codice napoleonico giudicava illegale che una donna si occupasse della gestione dell’attività di famiglia. Altri tempi, si potrebbe dire.
“Sotto molti aspetti sono stati fatti dei passi avanti – ha aggiunto Moreschi – ma ancora oggi la percentuale di donne imprenditrici nel mondo vinicolo rimane bassa”. La vedova Clicquot come icona di femminismo, dunque? Non esattamente. Più corretto definirla una “Self– made woman”, ovvero una donna che è stata in grado di scalare le gerarchie sociali e di abbattere gli stereotipi, non in quanto donna ma in quanto persona dotata di una profonda intelligenza e di una lungimiranza che le ha permesso di amministrare le amate vigne fino alla morte, avvenuta all’età di 89 anni.
Il film di Thomas Napper è una biografia arricchita da punte romanzesche, come i frequenti episodi di delirio capitati al marito. Il perno dell’intreccio è il legame triplice che unisce i due coniugi e i filari di vite, fedeli compagni della coppia nei momenti felici come in quelli bui. Barbe – Nicole e Francois, infatti, sono spesso sorpresi a canticchiare all’ombra dei vigneti, quasi a volersi unire in un rapporto fisico anche con loro.
Sullo sfondo, la “Guerra dello Champagne”, con l’invasione russo-austriaca che, a quanto racconta il film, sembra aver soltanto sfiorato le vigne dei Clicquot, senza danneggiarle.
Napper ha voluto anche soffermarsi sulla relazione sentimentale tra la vedova e Louis Bohne, uno dei soci dell’azienda. Amanti sì, ma non sposi: così il film si conclude con il “no” secco della donna alla proposta di matrimonio avanzata dall’amante. Con un finale del genere, il regista consegna al pubblico una figura femminile controcorrente e fieramente indipendente.
La programmazione dell’Arena estiva di San Sebastiano prosegue fino a fine agosto. “Oggi mi vedo d’Essai”, invece, torna il 12 settembre con una conferenza dedicata al film “Velluto blu” di David Linch.