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24/6/2025

Dal cupolone si tocca il cielo con un dito

La salita alla cupola di Sant'Andrea è una finestra aperta sulla storia, in una selva di case, chiese e torri

       

La salita alla cupola della Basilica di Sant’Andrea è un percorso di ascesa e di ascesi mistica. Un itinerario rivolto verso il cielo. Significativo che si trovi in perfetta corrispondenza con la cripta, che custodisce il Preziosissimo Sangue di Cristo. Nella verticalità è compreso il rapporto tra uomo e Dio.

L’accesso alla parte superiore della chiesa avviene solo su visita guidata e muniti di caschetto protettivo. La scala a chiocciola si sviluppa all’interno di una delle quattro colonne portanti della cupola. Nei progetti iniziali, le scale sarebbero dovute essere quattro, una per ogni colonna. Infatti, vennero realizzati quattro vuoti. Tuttavia, di scala ne fu realizzata solo una, probabilmente per motivi economici.

Percorrendo i circa 200 gradini si prova la sensazione di passare dal fresco della chiesa al caldo dell’afosa estate mantovana. Al termine degli scalini, si raggiunge un ballatoio, da dove si accede alla balconata esterna. Siamo alla base del tamburo, nella parte della calotta riconoscibile per gli alti finestroni che la sovrastano. Il suggestivo camminamento percorre tutta la circonferenza, permettendo una vista a 360 gradi sulla città. Si riconoscono subito le torri, retaggio di una Mantova medievale che, a queste altezze, sembra viva e vegeta. Spicca la Torre della Gabbia (la più alta per distacco), seguita dalla Torre degli Zuccaro (non dello “zucchero”, come recita il dialetto mantovano) e da quella dei Gambulini (dove sorge l’Archivio di Stato). Se molte torri sono sopravvissute ai segni del tempo, altre sono state…mozzate. È il caso della Torre del Salaro, “decapitata” nel medioevo per indicare la sconfitta della famiglia che vi abitava. Un vero e proprio esempio di campanilismo. A proposito di...campanili, quello di Sant’Andrea compare a pochi passi dalla balconata, sebbene coperto da impalcature. Costruito nel 1413, con il suo stile tardo gotico si distingue molto dalla cupola tardo barocca. Eppure, negli opposti si crea un magico equilibrio di epoche. Quello stesso equilibrio che si ritrova in tutti gli edifici del centro, visibili dall’alto. Si riconoscono Palazzo Cavriani, la statua di Virgilio nell’omonima piazza, la Reggia di Palazzo Ducale, oltre alle tantissime chiese che affollano le vie.

Nei giorni più nitidi, è possibile scorgere le Prealpi e le sterminate campagne che circondano Mantova. Immancabili i laghi, con le distese di fiori di loto che, nei mesi estivi, si trasformano in isole verdeggianti.

Uno sguardo anche a piazza Alberti, dove si conservano le tracce dell’antica abbazia che sorgeva prima della costruzione della basilica. Restano, infatti, il portico sud del chiostro e il pozzo. Furono i Gonzaga ad ordinare la demolizione dell’abbazia, considerata troppo “umile” per le loro ambizioni religiose e politiche.

L’ultima parte della visita è la più vertiginosa. Una porticina permette di introdursi nel camminamento posto alla base del tamburo. Una passerella in legno corre attorno ai 25 metri di diametro della cupola. Lo sguardo vola verso l’alto, per ammirare le possenti statue e gli affreschi della Trinità. Guardare in basso, invece, è per cuori forti: 45 metri di strapiombo rendono la vista mozzafiato. Qui sì che si ha l’impressione distare sul tetto del mondo.

 

Pubblicato su La nuova Cronaca di Mantova il  
20/6/2025
Francesco Raffanini