
L'associazione "Oggi mi vedo d'Essai" rende omaggio agli Internati Militari Italiani con una serata di cinema
8 settembre 1943. Le radio italiane trasmettono il messaggio del maresciallo Pietro Badoglio: viene annunciata l’entrata in vigore dell’Armistizio tra il Regno d’Italia e le forze anglo-americane. Nelle piazze del Belpaese si festeggia e si grida chela guerra è finita. Non è così. All’orizzonte, infatti, appare l’ombra del nuovo nemico: la Germania nazista, affiancata dai fedeli del fascismo, che di lì a poco fonderanno la Repubblica Sociale di Salò. È ancora guerra e lo sarà ancora per molto tempo, fino alla primavera del 1945.
Un capitolo di Storia novecentesca da non dimenticare, anche perché conserva ancora dei legami con il presente. Infatti, sono molti gli eredi dei soldati e civili italiani che, dopo l’8 settembre, vennero catturati e deportati dai tedeschi nei campi di concentramento della Germania e della Polonia. Era questa la strategia usata dal regime di Hitler per punire i cosiddetti “traditori” italiani, rei di non aver mantenuto fede all’alleanza nazi-fascista.
Lo storico tedesco Gerhard Schreiber calcola il numero degli Internati Militari Italiani (denominati I.M.I.) in circa 800mila. Almeno 35mila di questi non hanno più fatto ritorno in patria.
La Provincia di Mantova, in collaborazione con l’Istituto Mantovano di Storia Contemporanea e il Centro Studi “Schiavi di Hitler”, ha allestito nel Palazzo del Plenipotenziario (piazza Sordello) una mostra che documenta, attraverso una selezione di pannelli espositivi, questo tragico momento storico.
Il ricordo degli internati militari è stato, inoltre, affidato ad una conferenza organizzata dall’Associazione di cultura cinematografica “Oggi mivedo d’Essai”. I sette soci fondatori hanno accolto l’invito per una serata all’insegna del dialogo tra cinema e storia. Il filo conduttore dell’evento è stato il film di Luigi Comencini “Tutti a casa” (1960), ambientato proprio nei giorni successivi all’Armistizio. Alberto Sordi è il magistrale protagonista di una vicenda tragicomica, nella quale veste i panni di un sottotenente rimasto senza ordini superiori dopo l’8 settembre. Al suo fianco, un esercito allo sbando che non vede l’ora di fare ritorno a casa, per rivedere le proprie famiglie. Nel corso del viaggio di ritorno, tuttavia, Sordi e compagni si renderanno conto della reale situazione della Penisola e cominceranno a credere nei valori della Resistenza. Comencini racconta con toni toccanti e popolari uno spaccato di storia italiana, in un film che simbolicamente chiude l’epoca del Neorealismo e inaugura la Commedia all’italiana.
Il convegno si è aperto con l’intervento di Giorgia Giusti, docente distaccata presso l’Istituto Mantovano di Storia Contemporanea, che nel fornire un inquadramento storico si è occupata anche di Mantova: la città virgiliana, infatti, ospitò un campo di sfollamento di soldati italiani destinati alla deportazione. Il campo sorgeva nel quartiere del Gradaro, in quell’area recintata che, dopo decenni di abbandono, è in fase di recupero e di riqualificazione.
La parola, poi, è passata ai due volti di “Oggi mi vedo d’Essai”, Nicolò Barretta e Francesco Raffanini. Insieme, intervallandosi nella spiegazione, i relatori hanno analizzato il film (di cui sono state mostrate alcune scene, montate da Leone Vallenari), collegandolo agli eventi storici e ai diari di alcuni prigionieri italiani. Tra questi, Giovanni Giovannini, che nel suo “Quaderno nero” ha testimoniato giorno per giorno l’esperienza da internato. Il cinema, ancora una volta, diventa il fulcro di numerose riflessioni trasversali, riguardanti le altre arti e la Storia.
La parte finale della conferenza è stata dedicata ai risvolti giuridici e giudiziari di questa parentesi storica. L’avvocato Luca Raffanini del Foro di Mantova ha infatti illustrato la procedura seguita nell’intentare causa contro la Repubblica Federale Tedesca (in qualità di erede del terzo reich), in rappresentanza di alcune decine di eredi di soldati e civili internati dopo l’8settembre. Al termine del primo grado del processo, che ha visto la Germania restare sempre contumace, nemmeno lo Stato italiano ha elargito una somma risarcitoria in denaro agli eredi delle persone internate, facendo ricorso in appello ancora in corso. Vi sono cause intentate in precedenza, che hanno portato alla condanna dello Stato italiano al risarcimento, ma solo in Cassazione.
Nulla, tuttavia, potrà mai alleviare il dolore provato dagli IMI.
Da qui deriva il dovere di coltivare la memoria, per non dimenticare.