Torna a CULTURA & SOCIETÀ
24/9/2025

Personaggi mantovani: Franco Migliacci

Firma gloriosa per decine di brani e colonne sonore. Una vita dedicata alla musica sulle ali di "Volare"

       

Ben 73 anni fa iniziava la straordinaria carriera artistica di Francesco (Franco) Migliacci, il paroliere delle canzoni che hanno fatto (e continuano a fare) la storia della musica, del costume e della cultura italiane, degli ultimi 67 anni. Migliacci debuttò come autore, facendo già il “botto”, nel 1958, quando scrisse le parole della epica, “Nel blu dipinto di blu”, nota semplicemente come “Volare”, un verbo che, nell’immaginario collettivo, è rappresentato dall’iconico gesto di Domenico Modugno, sul palco del Festival di Sanremo, che allarga le braccia come emblematica espressione di libertà.

Migliacci nasce a Mantova il 28 ottobre 1930: a dire il vero la città virgiliana “cullò” il piccolo Franco solo fino a quando il futuro paroliere compì 4 anni. Il padre era Maresciallo della Guardia di Finanza, un mestiere che spesso ti impone trasferimenti nelle più svariate località. La famiglia Migliacci, nel 1934, si trasferì a Firenze. Così Mantova, nella vita dell’artista, rimase per 79 anni una città scritta sulla carta d’identità, ma che non riuscì più a riportalo sulle rive del Mincio.    

Ma torniamo indietro: dicevamo chequest’anno cade il 73° anniversario dall’esordio artistico del poeta musicale virgiliano; non fu un esordio nell’ambito delle canzoni, bensì nel Cinema. Infatti nel 1950 è nel cast di un film con Nino Taranto, partecipa con una piccola parte, forse non è stato neppure accreditato, ma è comunque la dimostrazione che Franco Migliacci era artista eclettico, capace di scrivere brani mai dimenticati e di recitare in una ventina di film , diretto, tra gli altri, da registi del calibro di Pietro Germi, Dino Risi e Luigi Zampa.

Dopo “Volare”, il sodalizio con Modugno si irrobustisce e, nel 1958, è la volta di “Pasqualino Maragià”. Nel 1959 scrive il primo pezzo per Mina, ovvero “Tintarella di luna”; rimane sul genere leggero con “Patatina”, scritta per Wilma de Angelis nel 1960, con Gianni Meccia autore della musica.

Nel 1962 è la volta della struggente “Addio … addio”, interpretata ancora da Modugno, che ne realizzerà le musiche, ma quell’anno è anche il momento della creazione di “Fatti mandare dalla mamma a prendere il latte”, portata al successo dalla voce di Gianni Morandi. Che torna a cantare un brano di Migliacci nel 1964, con “In ginocchio da te”.

Nel 1963 viene lasciato dalla fidanzata e, per questo motivo, si sente triste e avvilito: è estate e i suoi amici gli propongono una serata a ballare, in un locale sul lago Trasimeno che dava su una rotonda illuminata dalla luna e dai riflessi sull’acqua.

“Tutti si divertivano, tutti ballavano ed erano spensierati, io me ne stavo in disparte ad elaborare il lutto della fresca fine di quel fidanzamento”, raccontò l’autore mantovano in un’intervista dei primi anni duemila. Quando nel 1964 Fred Buongusto gli propose un brano, solo musicale, che andava addobbato con le parole, Migliacci dalle sonorità di Fred tirò fuori, “Una rotonda sul mare”, pensando proprio a quella triste sera di un anno prima in cui tutti si divertivano, tranne lui.

Dopo aver frequentato gli studi a Firenze, recitando in diversi spettacoli teatrali studenteschi, si trasferì a Roma, città nella quale trova l’ispirazione per dare un significato poliedrico alle proprie intuizioni artistiche. Tra queste anche la recitazione nelle prose della Rai, come nel 1957, quando prese parte a “Il cavaliere senza armatura” di Calvino.

Sempre nella Capitale entra a far parte delle redazioni di alcuni giornalini per bambini, come “Lupettino”, “Bambola” e “Il Pioniere”, dove si cimenta come illustratore e scrittore di racconti.

Tornando alle canzoni, occorre sottolineare che, dopo aver scritto le parole per brani cantati da svariati artisti, come Gino Paoli, Paul Anka, Miranda Martino, Dino, collaborando con autori di musiche, quali Bruno Zambini, Enrico Ciacci (fratello di Little Tony)e Luis Bacalov, si adoperò nel celeberrimo sodalizio con Morricone: “Quando bisognava preparare “In ginocchio da te”, l’orchestra era guidata da Ennio - confidò Migliacci - Io la volevo energica, dinamica, invece lui insisteva sulle melodie più avvolgenti e classiche. Litigammo, non riuscivamo a metterci d’accordo; poi, all’improvviso, riuscì a proporre una musica che soddisfava entrambi. Ma solo dopo aver richiamato l’orchestra per tre volte”.  

Nel 1966 è l’autore (musiche di Mauro Lusini) di “C’era un ragazzo che come me amava i Beatles e i Rolling Stones”, brano, reso celebre da Morandi, e che rimane sempre attuale.

Poi arriva “La bambola” scritta per Patty Pravo e “Ma che freddo fa”, per Nada, passando da “Tutt’al più”, sempre per la Pravo e “Il cuore è uno zingaro”.

Migliacci è anche il “padre” di  “Che sarà” (Feliciano-Ricchi e Poveri),“Ancora” (Eduardo De Crescenzo), “Uno su Mille” (Morandi), “T’appartengo”(Ambra), “No east, no west”, (Scialpi). Scrisse anche canzoni che divennero sigle televisive dei cartoni animati, come “Heidi”.  Tra tutte le canzoni di successo di Migliacci, si è arrivati a circa 170.

       

 

Pubblicato su La nuova Cronaca di Mantova il  
19/9/2025
Fabio Buffa