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13/12/2025

C'è una Ragione di più: Sonnabend

Fasti e celebrazioni per l'inaugurazione della collezione di arte contemporanea

       

Chi avesse partecipato alle preview, inaugurazioni a inviti e pubbliche che si sono succedute tra il venerdì e il sabato scorso, ha assistito a un evento di respiro internazionale. E di fatto al successo personale del sindaco di Mantova, che si è preso la scena a coronamento di un’operazione spettacolare e vincente sotto diversi aspetti: culturale, politico, di marketing, sociale, di costume.

L’approdo a Mantova della collezione Sonnabend rappresenta senza dubbio una pagina capitale nella storia recente della città, che finalmente ha trovato un contenuto di valore assoluto (si parla di opere per complessivi 300 milioni di euro) per un contenitore straordinario - il Palazzo della Ragione - che torna prepotentemente tra le grandi rotte turistiche virgiliane.

Fiumi di inchiostro sono stati versati dalla stampa locale - con toni, in qualche caso, anche esageratamente trionfali - ma oggettivamente l’eco mediatica è stata imponente. L’evento ha trovato lo spazio che meritava: il Corriere della Sera è media partner, l’ANSA ha annunciato l’apertura segnalando le 94 opere esposte e i principali artisti presenti, rendendo di portata nazionale la notizia rimbalzata poi su Rai News, siti e riviste di settore come Artribune e Arts Life che hanno dedicato spazio all’evento, contestualizzando la collezione nel panorama dell’arte contemporanea e sottolineando l’importanza del progetto per l’Italia.

Nella due giorni del vernissage, Mantova si è fatta un po’ Londra, un po’ New York, un po’ California; e un po’ Venezia con Toto Bergamo Rossi, “gancio” tra via Roma e Sonnabend, dopo essere stato tra i consiglieri del Centro Te già ai tempi di Sgarbi, Crespi e Sodano. Alti papaveri dell’arte contemporanea hanno fatto la spola tra piazza Erbe, il Ducale e Palazzo Te: in ordine sparso un’iconica star come Jeff Koons, Matthias Schaller, lo stilista Dries van Noten, Gilberto Zorio, la scultrice Rona Pondick, il fotografo Elger Esser, il pittore Robert Feintuch, Fabrizio Plessi (altra vecchia conoscenza di Palazzo Te), l’architetto Alberto Torsello, Marco Morosini, Vicente Todolì(Fondazione Hangar Bicocca), Bettina Della Casa e Annie Cohen-Solal, curatrice della mostra del Te su Pablo Picasso.

Una lunga teoria di vip mescolati a critici d’arte, giornalisti, addetti ai lavori, capitani d’industria come Antonio ed Emma Marcegaglia, Alberto Marenghi, Fabio Viani, Carlo Zanetti, Giuliano e Marzia Bianchi, il patron del gruppo Finservice Guido Rovesta in veste di mecenati della mostra. Davanti al suo delfino (l’opera sembra un gonfiabile, ma è una lega di metallo da oltre duecento chili) Jeff Koons è il più richiesto per un selfie ma per quasi tutto il tempo si intrattiene amabilmente con un gongolante Palazzi, Ezio Zani e il direttore del Ducale, Stefano L’Occaso. Anche Isaac Julien - autore di quella straordinaria esperienza immersiva in corso alle Fruttiere di Palazzo Te - è arrivato in mostra per ben due volte, rapito dal dialogo tra il contemporaneo e l’antico della sede.

Pubblicato su La nuova Cronaca di Mantova il  
December 5, 2025
Alessandro Colombo