Maurizio Pellizzer, presidente del Parco del Mincio, traccia le linee di gestione dell'area naturalistica
Presidente Maurizio Pellizzer, il Parco del Mincio è una delle prime aree naturalistiche protette istituite in Lombardia. Quali sono le peculiarità delle Valli del Mincio?
“Si tratta di un Parco agricolo – fluviale. Si estende per un’area molto ampia, che va dall’Alto Mantovano alla Bassa. Comprende sei riserve naturali: Valli del Mincio, Vallazza, Castellaro Lagusello, Garzaia di Pomponesco, Palude di Ostiglia e Isola Boscone. È uno scrigno di biodiversità, ma non bisogna dimenticare le sue fragilità ambientali. Perciò, serve sempre mantenere un equilibrio tra sviluppo e sostenibilità, ricordandosi che ogni luogo ha delle regole da rispettare”.
Nel 2016 è stato sottoscritto il Contratto di Fiume Mincio, mirato a migliorare la qualità delle acque. Quali sono gli obiettivi?
“Il promotore del Contratto è Parco del Mincio, ma bisogna ricordare che i Contratti di Fiume interessano tutti i corsi fluviali italiani. È una forma giuridica orientata a mettere mano a situazioni problematiche, attraverso una serie di azioni coordinate da un soggetto.
“Nel nostro caso specifico, il Contratto si è sviluppato mediante un corpo di 70 azioni finalizzate alla riqualificazione del bacino fluviale del Mincio, per un investimento complessivo di oltre 60 milioni di euro. La partnership è composta da circa 70 tra istituzioni, enti, associazioni e privati. Il programma d’azione è tuttora in corso di svolgimento, ma sono stati già attuati molti progetti”.
Tra le conquiste del vostro ente c’è la creazione del parco periurbano affacciato sui laghi di Mantova. Quanto ha contribuito a rilanciare il turismo?
“Molto. Il parco periurbano è stato realizzato nel decennio 2000-2010 ed è andato a riqualificare un’area che fino a quel momento era stata trascurata. I mantovani, infatti, hanno imparato a conoscere e a vivere le sponde dei laghi proprio grazie al lavoro attuato dal Parco del Mincio, che ha trasformato le rive lacustri in luoghi di svago e di relax.
“Oggi il parco periurbano è una realtà fruibile, attraversata dalla Ciclovia del Sole che collega Mantova a Peschiera. Questo la rende un’area sicura e un valore aggiunto per il turismo sostenibile e naturalistico”.
Il vostro territorio di competenza si estende dai colli morenici fino a Pomponesco, per un totale di 16.439.67 ettari. Come si riesce a gestire una zona così ampia?
“Non nego che sia difficile cercare fondi per la tutela del territorio. Però vedo che da parte delle istituzioni locali c’è sempre interesse e collaborazione, per cui siamo consapevoli di lavorare in un gruppo compatto e coeso, dove al centro di tutto c’è l’interesse comune per lo sviluppo del territorio”.
Le sfide del presente e del futuro. La siccità degli ultimi anni sta mettendo a dura prova le acque dei fiumi. Quali strategie sono state attuate per salvaguardare la portata del Mincio?
“È un tema importante e di estrema attualità. Premetto che il Mincio ha un tratto caratteristico, che è quello di collegare il lago più grande d’Italia(il Garda) al fiume più lungo della Penisola (il Po): questo implica che risenta molto delle variazioni di portata dell’uno e dell’altro.
“Il sistema delle portate è regolato dalla Diga di Monzambano, sulla base della quale l’AIPO (Agenzia Interregionale per il fiume Po) e il Consorzio del Mincio controllano la portata d’acqua del fiume. Anche il Parco conduce attività di monitoraggio per poter dare alla Regione un parametro quantitativo e qualitativo delle acque. Il dato più importante, sul piano delle portate, è il deflusso ecologico, ovvero quanta acqua è necessario far defluire nelle diverse situazioni.
“Negli ultimi anni, a dire la verità, la portata del Mincio ha subito variazioni significative. Il 2022 è stato l’anno della grave crisi idrica, mentre nel 2024 si sono registrati dati incoraggianti, con una quantità abbondante di acqua. Questo non significa che si debba abbassare la guardia, ma, quantomeno, non siamo stati sempre assediati dalla siccità”.
Un altro problema è quello dell’inquinamento delle acque…
“La qualità delle acque è sufficiente fino a Goito, poi peggiora nelle Valli del Mincio, verso Mantova. Il problema è causato dai due affluenti –l’Osone e il Goldone – che portano sostanze nocive, generate dalle attività agricole e industriali. Il Parco ha creato, tra Rivalta e le Grazie, un bacino per fermare almeno i rifiuti provenienti dall’Osone. Dal 2023 abbiamo raccolto ben 30 tonnellate di rifiuti. Provi a pensare a quanto più grave fosse la situazione prima del nostro intervento…”.
Un’azione fondamentale...
“Ma non sufficiente. È un intervento sperimentale. Dovrebbero esserci molte più vasche di sedimentazione. Mi appello alla solidarietà tra i vari punti del fiume Mincio, affinché si arrivi al più presto ad una strategia comune per tutelare la qualità delle acque”.
Uno degli strumenti per combattere l’inquinamento è la prevenzione nelle scuole. Voi siete impegnati in diversi percorsi didattici…
“Il Parco vanta una sezione didattica che si impegna in attività divulgative nelle scuole e nelle nostre riserve naturali. L’educazione ambientale è imprescindibile: è l’azione di ognuno di noi che determina la sopravvivenza dell’intero ecosistema. Non dimentichiamo, poi, che i parchi rappresentano dei polmoni fondamentali per assorbire anidride carbonica”.
Qual è il suo prossimo obiettivo da presidente del Parco del Mincio?
“Migliorare la qualità delle acque, attraverso una manutenzione più frequente delle Valli. Una è in corso sul Goldone. Questa serie di interventi rientra nel cuore del Contratto di Fiume Mincio e rappresenta un elemento di sviluppo turistico per il territorio”.