Intervista esclusiva a Davide Del Curto, Prorettore del Polo di Mantova del Politecnico di Milano
Professore Del Curto, si è conclusa la dodicesima edizione di “MantovArchitettura”. Quest’anno il Festival è stato dedicato al tema “architettura e conflitto”, di estrema attualità. Quali contenuti avete portato?
“In qualità di Polo territoriale di Mantova, abbiamo cercato di trattare un argomento attuale e delicato come il Conflitto, collegandolo alle sfide che l’architettura deve e dovrà affrontare nei prossimi anni. Per arrivare a ciò, abbiamo pensato ad una riduzione del numero degli eventi, così da accrescerne la qualità.
“Sono venuti a Mantova ospiti internazionali, che hanno arricchito il dibattito coinvolgendo un elevato numero di spettatori. Certo, l’argomento dell’edizione 2025 all’inizio spaventava (non è semplice parlare di guerre, soprattutto in questo periodo), ma alla fine sono convinto che si sia rivelato non solo pertinente, ma addirittura necessario”.
“MantovArchitettura” ha confermato il ruolo centrale della Cattedra Unesco, alla quale è stata dedicata un’intera settimana di incontri. In che cosa consiste questa Cattedra e quali sono le sue funzioni?
“La Cattedra è un progetto culturale che l’Unesco assegna a Centri di ricerca e Università. In Italia se ne contano 46, ciascuna rivolta ad un tema specifico.
“La nostra, istituita a Mantova nel 2012, è una Cattedra in “Architectural Preservation and Planning in Heritage Cities” ed è incentrata sulla conservazione e sulla valorizzazione del patrimonio architettonico, territoriale ed ecologico-ambientale. Al centro dell’attenzione ci sono le città di Mantova e Sabbioneta, divenute Patrimonio Mondiale dell’Umanità nel 2008 e, pertanto, tutelate dall’Unesco”.
Una sinergia, quella tra Politecnico e Cattedra Unesco, che vi ha permesso negli ultimi anni di elaborare progetti per il recupero e l’uso di edifici su tutto il territorio provinciale. Quali sono i prossimi progetti in cantiere?
“Abbiamo partecipato al restauro e al recupero della chiesa di San Cristoforo, in città."
“Tuttavia, l’aspetto sul quale ci stiamo maggiormente concentrando è l’eliminazione delle barriere architettoniche dai luoghi di cultura e di istruzione. Purtroppo, i centri storici di molte città mancano tuttora dei requisiti per soddisfare il PEBA (Piano di Eliminazione delle Barriere Architettoniche). Mantova non è da meno.
“Qualche giorno fa mi trovavo in piazza delle Erbe e ho notato che la maggior parte dei suoi fabbricati è disabitata: ciò è dovuto, oltre che ai prezzi elevati, anche alla presenza di barriere architettoniche, che rendono difficile l’accesso ad anziani, persone diversamente abili e famiglie con bambini piccoli. Per risolvere questo problema, il Polo di Mantova sta cercando di intervenire con progetti specifici, uno in particolare”.
Lo può anticipare?
“Sì, è un intervento che riguarda il nostro campus. Come si sa, la sede del Polo mantovano si sviluppa in due edifici, uno in piazza d’Arco, l’altro invia Scarsellini divisi da quest’ultima. Il problema riguarda la pericolosità stradale, che ad oggi risulta trafficata, qui transitano anche gli autobus, e priva di protezioni per i passanti.
“Inoltre, il parcheggio di via Scarsellini non è adeguato e presenta ancora delle barriere architettoniche significative. Ecco, noi pensiamo che sia necessario intervenire su questi aspetti perché l’accessibilità alla didattica è un diritto che deve essere garantito a tutti. Perciò, in questi giorni siamo al lavoro per raggiungere tre obiettivi: migliorare l’accessibilità del campus, riqualificare il parcheggio e mettere in sicurezza l’attraversamento pedonale”.
Progetto che dovrà avvalersi anche di finanziamenti pubblici. A tale proposito, come sono i vostri rapporti con le amministrazioni locali?
“I rapporti con Comune e Provincia di Mantova sono buoni e consolidati, come dimostrano le numerose collaborazioni, i patrocini e i finanziamenti che sono stati stanziati per l’Università in questi anni”.
Per quanto riguarda la didattica, il successo dei recenti Open Day conferma il crescente prestigio del Polo. Tuttavia, soltanto 92 studenti potranno accedere all’Ateneo…
“La selezione deriva dalla carenza di aule: se avessimo più spazi, apriremmo il campus a più studenti. Ad ogni modo, le oltre trecento presenze di studenti negli ultimi Open Day dimostra che il Polo di Mantova è conosciuto e apprezzato nei territori limitrofi e non solo”.
Come si compone la vostra offerta formativa?
“Ci sono due proposte. La prima è un percorso di Laurea Triennale (di Primo Livello) in Progettazione dell’Architettura. La lingua d’insegnamento è l’italiano. Nell’Anno Accademico 2024-25, questo corso ha fatto registrare 100 immatricolazioni, per un totale di 337 iscritti, di cui 321 italiani e 16 internazionali.
“Decisamente più “cosmopolita” il secondo percorso, che consiste nella Laurea Magistrale in Architectural Design and History. Complice anche la lingua d’insegnamento (l’inglese), tale corso conta ben 206 iscritti internazionali sui 314 totali. Anche in questo caso, il numero delle nuove immatricolazioni è intorno al centinaio”.
Lei ha preso il posto del professore Federico Bucci, scomparso nel 2023. Che bilancio fa dei suoi primi diciotto mesi da prorettore del Polo mantovano?
“Un bilancio estremamente positivo. Molti motivi di soddisfazione, poche difficoltà. L’edificio in cui lavoro (la sede di piazza D’Arco, n.d.r.)è accogliente e confortevole, i colleghi formano una squadra eccellente. E poi ci sono gli studenti, che hanno un ottimo rendimento e determinano una comunità dalle dimensioni giuste. Infatti, il campus mantovano non è isolato, ma non è nemmeno troppo affollato.
“Diversi studenti (soprattutto del territorio veronese) preferiscono studiare qui piuttosto che a Milano perché è più comodo e perché le dimensioni di Mantova consentono di valorizzare tutti, senza che il singolo si senta solo un numero”.
Lei è originario di Sondrio e vive a Milano. Che ruolo riveste Mantova nel suo cuore?
“Un ruolo importante. Ero già stato a Mantova durante il Dottorato e poi come ricercatore, dal 2007 al 2013. Trovo che sia una città ben conservata e con un patrimonio architettonico di altissimo valore. E non è soltanto un luogo di produzione culturale, ma anche industriale ed economica. È una città d’arte e di cultura, con una storia millenaria, ma è tutt’altro che morta. Lo stesso discorso vale per Sabbioneta, altro sito Patrimonio dell’Umanità”.
Nel frattempo, pochi giorni fa, è stato firmato tra Regione Lombardia e Comune di Sabbioneta il protocollo di intesa per la nascita del Distretto del legno per l’alta formazione e l’accoglienza nella città patrimonio dell’Unesco. L’accordo è stato sottoscritto dall’assessore regionale all’Agricoltura, Alessandro Beduschi, e dal sindaco di Sabbioneta, Marco Pasquali, alla presenza del professor Del Curto.
L’intesa segna l’avvio formale di un progetto orientato alla promozione di un nuovo polo formativo e produttivo, capace di generare sviluppo locale attraverso la valorizzazione della filiera del legno.
Il protocollo, della durata triennale, prevede la costituzione di un gruppo tecnico di lavoro incaricato di definire finalità operative e obiettivi strategici. Fondamentale sarà la collaborazione con il mondo universitario, per costruire percorsi di alta formazione post-laurea, rivolti in particolare ad architetti ed ingegneri.