Lonquich, Brendel e altri protagonisti garantiscono qualità e continuità all'esclusivo evento
Quando giovedì 29 maggio, nella Galleria degli Specchi di Palazzo Ducale, il pianista Alexander Lonquich abbasserà la mano sinistra sulle prime note del Quintetto n.2 op. 81 di Antonin Dvořák, a Mantova cominceranno a fluire le Trame Sonore del XIII Festival di Musica da Camera allestito da Oficina OCM. Non sarà l’inizio ufficiale del Festival che poche ore prima avrà già svolto un doppio convegno alla Biblioteca Teresiana sulle Società concertistiche e sulla Musica da Camera, e pochi minuti prima avrà ascoltato nella stessa Galleria degli Specchi i saluti istituzionali d’apertura; ma noi vogliamo cominciare da Alexander Lonquich, non tanto perché sarà lui a dare il “la” alla musica, ma perché ci pare che nessuno come lui possa simboleggiare la continuità, lo spirito e la vitalità della manifestazione.
Certo, il Festival ha avuto ed ha altri preziosi pilastri che lo sorreggono, a cominciare dal Direttore Artistico e animatore, Carlo Fabiano, circondato da un ottimo staff di collaboratori; e poi c’è lo stuolo, mutevole e variegato, di amici, sponsor, volontari, tutti pronti a dare generosamente una mano. Come negare l’appeal di un “ospite d’onore” come Alfred Brendel, personalità mitica della musica, da anni presente a Trame Sonore? Al quale si aggiunge quest’anno, come “ospite speciale”, il grande tenore londinese Ian Bostridge, che fa da apripista ai più di 250 musicisti, tra famosissimi concertisti e promettenti talenti. Ma nessuno – neppure la meravigliosa Gemma Bertagnolli, che da tredici anni porta il suo raffinato canto al Festival, senza perderne un’edizione! – può rappresentare la continuità di Trame Sonore come Alexander Lonquich.
Continuità nel tempo e nella qualità artistica, poiché non c’è edizione di Trame Sonore che egli non abbia aperto e non abbia chiuso con un suo concerto che ha lasciato il segno; continuità nella varietà, poiché in recital personali o in ensemble cameristici o unito all’Orchestra da Camera di Mantova, talvolta anche come direttore d’orchestra, ha ripercorso gran parte della letteratura pianistica, dal Settecento ai tempi moderni; continuità, infine, nella quantità, visto che tenendo all’incirca otto concerti (in stile Trame Sonore) ad ogni edizione, Lonquich ha presentato un centinaio abbondante di titoli; tant’è che gode di una Trama dedicata a lui (“Sulle tracce dell’Artist in residence”).
Analoga a quella di Lonquich si manifesta la continuità del Festival, che è la prima e principale garanzia di sopravvivenza in costante espansione di consensi. Corollario fondamentale di tale garanzia è la simbiosi con la città: Mantova, già di per sé documento d’arte e di bellezza, accoglie la musica da camera nei suoi Palazzi più prestigiosi, pubblici e privati, nelle piazze e nei Musei, offrendo al visitatore un’esperienza culturale unica e irripetibile, che quest’anno, per giunta, avrà a disposizione due sedi storiche recuperate dopo lavori di restauro: la Sala di Manto a Palazzo Ducale e il Teatro del Bibiena.
Per cinque giorni la città risuonerà di musica da mattina a notte inoltrata; le vie e le piazze saranno percorse da centinaia di musicisti e di ospiti di varia nazionalità, ciascuno con la propria tessera di riconoscimento al collo o col proprio strumento musicale in spalla, intenti a spostarsi da una sede all’altra dei concerti o anche soltanto a godersi, tra un concerto e l’altro, il piacere di una passeggiata tra le vie di Mantova.