Mantova apre al Paese di Xi Jinping, alla ricerca di nuovi spazi commerciali
Cina. Frontiera affidabile? Rapporti credibili? Spazi economici? Qualcuno scommette. In prima fila due presidenti della Provincia. Dapprima Beniamino Morselli, ora Carlo Bottani. Con loro una manita di sindaci. Tra cui spiccano quelli di Guidizzolo e Castelbelforte (in minima parte Mantova).Folgorati sulla via asiatica. In particolare pionieri a Shanxi, Jincheng,Xi’An, Lianyungang, Lishui (in queste realtà il salario minimo è di 275 dollari al mese). Nel Mantovano abitano circa 4mila cinesi.
Rapporti che sono iniziati nel 2017 e che si sono consolidati con trasferte e scambi culturali tra sindaci e amministratori del territorio virgiliano e rappresentanti della provincia cinese dello Shanxi. Tanto che si è diffusa questa voce: “Provincia di Mantova come la migliore amica in Italia del vasto territorio cinese”.
Di recente, per sondare l’interesse e la disponibilità del tessuto economico a guardare con forte interesse le possibili partnership con l’area situata nel Nord della Repubblica Popolare Cinese, una delegazione dello Shanxi è stata accolta a Palazzo di Bagno da amministratori dell’ente di via Principe Amedeo e dai sindaci che negli ultimi otto anni sono stati in missioni istituzionali in Cina.
“A colpire - sottolineano da Palazzo Di Bagno - è stato il rapido e importante sviluppo che il distretto economico cinese ha avuto. Ma anche le eccellenze in campo tecnologico, estrattivo, minerario e nel settore dei semiconduttori”.
Tre le proposte di collaborazione scaturite: culturale, turistica, commerciale. A ricevere le delegazione sono stati il consigliere provinciale Enrico Longarotti, il capo di Gabinetto Fabio Venturi con il capo segreteria del presidente Bottani, Mario Cancellieri.
Tra i sindaci: Elena Betteghella di Marmirolo, Elisabetta Galeotti di Gonzaga, Stefano Meneghelli di Guidizzolo, l’ex presidente della Provincia Beniamino Morselli e l’ex sindaco di Marmirolo Paolo Galeotti. Così proprio dalla sede istituzionale parte la scalata al mercato in questo lembo di terra asiatica. Non è un progetto dell’altro giorno. Da tempo, tra andate e ritorni, baci e abbracci, mascherine Covid e fior di loto, Mantova e Cina (piccola parte dell’immenso Paese) si parlano, si stringono mani, provano a conciliare le diversissime connotazioni sociali.
Si respira un entusiasmo particolare. Che non pare smorzarsi alla luce dei recenti viaggi laggiù che qualcuno, a torto o ragione, non vede di buon occhio (costi, prospettive, interessi locali?).
Una cosa è molto chiara in tempi in cui la Cina è “sotto attacco” dal Presidente degli Stati Uniti, Donald Trump. Dalla Casa Bianca partono siluri, detti anche dazi stratosferici. Nella logica (o illogica) volontà di mettere in crisi il mercato orientale. Paese dittatoriale che rappresenta - per molti osservatori - il pericolo numero uno per il mondo occidentale. Anche se non è più l’era dell’oro di quasi venti anni fa.
Il Presidente Imperatore Xi Jinping ha più volte rimarcato la necessità di fornire un’alternativa al futuro americano e occidentale. In particolare, sono due le grandi iniziative che il governo cinese (che non brilla in quanto a democrazia e lo stesso Jinping lo dimostra) sta promuovendo nello scenario mondiale per realizzare il suo sogno. La prima è la corsa per l’Africa, dove i cinesi investono fortemente, spesso a credito, ottenendo enormi concessioni nel caso in cui il debito non sia ripagato, come nel caso del porto di Hambantota, Sri Lanka. La seconda è la One Belt One Road (La via della seta)il cui memorandum non è stato rinnovato dal governo Meloni (autogol del premierato precedente). Del resto l’Italia, purtroppo, è stata spesso un grande supporter europeo delle iniziative cinesi, offrendo eccessive concessioni al governo di Pechino.
Mantova va in controtendenza e punta al mercato con pizze (contratto da 30 milioni) ed enogastronomia per sviluppare export. Funzionerà?