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Pubblicazione del  
18/12/2025

Finisce l'era Possanzini. Arriva Modesto

Un finale amaro non può cancellare due anni e mezzo di emozioni da brividi

L'esonero di Possanzini chiude un'era sportiva a Mantova, e lo fa in modo dannatamente umano."Umano, troppo umano".

Come nelle migliori/peggiori metafore di ascesa, lode e caduta: non quella di Icaro, che aveva cercato di raggiungere il cielo con cieca ambizione e sopravvalutando le proprie capacità umane e tecniche, ma quella invece (che abbiamo già citato, in passato) delle Palme. La folla che stende mantelli e che accompagna in città l'ingresso del Messia, con un'accoglienza da Re: la stessa folla che, con la rapidità che soltanto la ferocia dell'uomo conosce, passerà dall'osanna collettiva alla richiesta della crocifissione in meno di una settimana. Chi è entrato da Re in città la domenica, il venerdì pomeriggio muore in croce.

Al netto di ogni valutazione tecnica, che spetta alla direzione sportiva della società e alla presidenza, sia nei modi che nei tempi, la riflessione si pone (qui) solo sull'ambito "umano, troppo umano". Dispiace, e non poco, che si corra il rischio di dimenticare il miracolo (sempre per restare in metafora, o quasi) della Lega Pro, di un campionato vinto (letteralmente) in trionfo, sportivo ed estetico: le lodi di stampa e addetti ai lavori a livello nazionale (oltre che locale, con la creazione del neologismo "ipnozona"), una narrazione del successo vestita di bellezza e qualità: aggettivi già rari nel calcio dei grandi, figurarsi nei campi spesso polverosi e scalcinati della terza serie. Una salvezza al primo anno di B, con una rosa dal monte ingaggi "parrocchiale" (rispetto ad avversarie e contesto) e, checchè ne dicano i soloni (on e offline) ottenuta meritatamente sul campo, al netto dei cali altrui e del calendario (modificato) favorevole. Giocando quasi sempre un gran bel calcio, rinunciando poco o niente a dogmi e credi e, per citare uno dei giocatori-simbolo dell'era possanziniana, Francesco Galuppini: "siamo nati tondi e moriremo tondi". Nonostante tutto ciò, mugugni e malumori, borbottii e "proteste" in crescendo verso il gioco del Mantova: tifoseria divisa tra fedelissimi e accusatori, in un dibattito senza soluzione e senza possibilità di dialogo tra le parti. Le fila di quest'ultimi però, in rapida e costante crescita: il carro del vincitore iniziava a cedere, nei numeri.

A fine di quel campionato, le riflessioni: "m'ama o non m'ama, questo è il problema". Un effeuiller la marguerite che ha portato, con più convinzione dei diretti interessati (forse) che di tifosi e pubblico, alla riconferma e all'inizio dell'anno tre dell'era. Subito, però, sono emersi dubbi e difficoltà: da agosto a ieri, un turbinio di emozioni in crescendo composto da sconfitte (tante, tantissime: 10 in campionato, più il poker in laguna ad agosto), due mezzi esoneri scongiurati da semi-ultimatum e dal calendario (soste e turni infrasettimanali), l'allontanamento di Botturi, l'arrivo di Rinaudo e le tre vittorie consecutive che sembravano aver fatto risorgere (metafora confermata) l'idea, prima che l'uomo. E il nuovo crollo, le tre sconfitte, il ritorno nella zona playout, una (nuova) riconferma verbale da parte del presidente prima di Cesena, fino all'epilogo di lunedì 15 dicembre: esonero. Via Possanzini, via lo staff intero, si chiude un'era lunga quasi due anni e mezzo. Un'eternità per i tempi del calcio, che divora tutto come Saturno nel quadro di Goya e che poi brucia quel che resta, come il Nerone della narrazione storiografica.

Arriva ora mister Francesco Modesto: l'esperienza più recente con i giovani terribili dell'under 23 dell'Atalanta, prima diverse piazze importanti in Lega Pro (Cesena, Vercelli, Vicenza), una Mantova sfiorata qualche anno fa (quando gli si preferì Troise) e una serie B accarezzata e perduta qualche stagione fa a Crotone. Se sarà un'era o meno, ce lo dirà solo il tempo, ancora una volta unico arbitro imparziale e super partes della storia (sportiva e non). A lui, di e dal cuore, un vero in bocca al lupo: perchè il Mantova resta comunque "sopra a tutto e tutti" e la categoria DEVE (maiuscolo obbligatorio) essere mantenuta, a partire da domenica e dall'Empoli. A gennaio si traccerà una riga profonda probabilmente, un solco grande tra passato e presente (prima che futuro) sotto il nome di "mercato di riparazione": fino ad allora c'è da tenere botta, non dimenticando il passato e non facendo processi alle intenzioni sul presente: operazioni (entrambe), leggendo/ascoltando on e offiline tutto, in queste "prime ore", veramente complicate. Letteralmente: ai posteri, l'ardua sentenza.

Pubblicato su La nuova Cronaca di Mantova il  
Ernesto Valerio