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Pareggio esterno (0-0) per un Mantova penultimo e in attesa di rinforzi nel mercato di gennaio.
L'atto 0.1/0.2 dell'era Modesto, in queste due partite pre sosta e pre mercato, si chiude con: 1 punto, 0 gol fatti, 1 gol subito, possesso palla percentualmente crollato, verticalizzazioni in esponenziale aumento, fraseggi e "gioco" in calo, intensità e "cattiveria" in crescita. Una lunga sequela di piccole grandi modifiche, ma con interpreti (leggasi: giocatori) uguali. Cosa comunque non facile, né scontata, a prescindere dai risultati.
Penultimo posto consolidato/confermato, salvezza diretta clamorosamente ancora a 2 sole lunghezze di distanza: diceva spesso mio papà, in altri contesti ovviamente, che "nel paese degli orbi colui che ha un occhio solo fa il sindaco". E in questa Serie B di pareggi e povertà tecnica diffusa, per essere potenzialmente sindaci ci vuole davvero poco: quel poco che però, a QUESTO Mantova, manca ancora. Terribilmente, con o senza direzione tecnica cambiata. Anzi, con un'impostazione di gioco diversa come quella di mister Modesto, emergono sia qualità che difetti che, prima, erano (a seconda della situazione) o celati o enfatizzati in maniera diametralmente opposta. Se, da un lato, abbiamo perso il già citato controllo e, innegabile, un impianto di gioco più "ideologico" (che piacesse o meno, eravamo palesi e "diversi", da un punto di vista identitario), dall'altro lato la squadra sembra aver acquisito (lavoro del mister) una (parziale) solidità generale dalla cintola in giù, ed una (ancora embrionale) garra. La sterilità offensiva, al netto dei sanguinosi errori individuali sotto porta, resta invece una costante di ambo le gestioni e mette (conferma, anzi) il Mantova all'ultimo posto per gol fatti (15), allo stato odierno delle cose.
Innegabile attendersi, ora, l'atto terzo della "rivoluzione d'ottobre" in corso: il famigerato mercato di riparazione. Protagonisti che abbiamo imparato ad amare (o a offendere, a seconda dei casi) partiranno per altri lidi, con un mix da scegliere di rimpianti o rimorsi che solo il tempo saprà sentenziare. Altri arriveranno, pronti invece a farsi simbolo e sintesi di un cambiamento al momento moderatamente percettibile ma presente, che piaccia o meno. Iniziare vincendo col Palermo-corazzata in casa, giorno 11 di gennaio, con un (parziale) nuovo organico sarà impresa ostica, al limite dell'impossibile: ma da qui a maggio di logico e scontato dovrà esserci poco, molto poco, perché inaugurare l'anno con 15 punti in cascina equivale, automaticamente, ad attendersene almeno 25 punti nel primo semestre 2026 per provare ad avvicinarsi alla famigerata quota-salvezza. Un obiettivo talmente insano e lontano dal sentore odierno che solo una forte fede ed un forte sentimento, unite ad una grossa dose di fortuna con la C maiuscola, possono supportare e sopportare: ma, del resto, a sentimenti e "mattità" di questo tipo siamo tutti abituati, da tempo quasi immemore. E, diciamocelo, con una dose di piacevole masochismo, quasi impossibilitati a farne a meno: del resto, quale vero, puro e cieco amore è privo di audacia, follia, incoscienza, imprevedibilità e una minima (più o meno) base di necessario dolore?