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Pubblicazione del  
11/12/2025

Mantova ancora rimandato: così non va

Biancorossi sconfitti per mano della Reggiana. Prestazione scialba e con poche occasioni

"È bravo, ma non si applica": se avessi ricevuto un euro, nella mia vita (o nelle mie vite, forse meglio) per ogni volta che ho sentito questa (famosa) espressione, le partite del Mantova le vedrei su Dazn, sdraiato in spiaggia o a bordo piscina con 30 grandi 365 giorni l'anno. Cioè: sarei milionario. Frase famosa, dicevamo, con cui il docente di turno riconosceva il valore intellettuale dell'alunno, ma si faceva rodere anima e velleità dall'incapacità del suddetto di fare quel passo in più, di metterci quel pezzettino extra per diventare eccellenza, per evolversi nell'alunno modello. E da lì, da questo mancato "level up", il famigerato 6+ o 6,5 che ha contraddistinto la vita di molti.

Il Mantova è come (molti di) noi: è bravo, ma non si schioda dalla sua posizione, dal suo "io". E a differenza del docente sopra citato, qui a rodere sono i fegati e le gonadi dei tifosi: e la cosa, sinceramente, non ha lo stesso peso specifico. La partita con la Reggiana certifica un assioma: quest'anno, almeno fino al mercato di riparazione, siamo "questa cosa qui". Siamo una squadra di bravi ragazzi e buoni giocatori, con dei limiti e che oltre un certo punto non riesce ad andare. Se a noi a scuola mancavano la volontà o l'abnegazione allo studio, ai biancorossi manca altro. Se sapessimo cosa, lo avremmo già detto/scritto e occuperemmo altre posizioni, non quelle comode dell'opinione. Possiamo solo limitarci ad un elenco che, paradossalmente, fa leva su una parola all'antipode: "troppo". Siamo troppo poco, creiamo troppo tardi, c'è troppo divario, facciamo troppi errori. E questa cacofonica sequela mette il sigillo su ciò che stiamo vedendo da luglio-agosto: contro chi è palesemente più forte di noi (Monza, Modena, Frosinone, Venezia), perdiamo senza appello o sussulto (anche con la masochistica tendenza allo sparring partner); contro chi è al nostro livello, o un gradino più in basso, vinciamo SOLO (maiuscolo d'obbligo) se siamo capaci di andare oltre "ciò che siamo". Solo se riusciamo, in quella gara, a metterci qualcosa in più oltre il nostro limite/confine, sotto forma di gioco (La Spezia), "garra" (Padova), fortuna con la C maiuscola (Pescara), paura e rivalsa (Samp). Quando ci manca l'elemento extra, quello che ci porta via dalla nostra soglia minima di sufficienza stiracchiata, cadiamo: contro la Reggiana, ecco affisso il manifesto esatto di questa situazione dove il mancato affondo, la mancata convinzione di potercela fare con i propri mezzi, la mancata cattiveria (rigorosamente calcistica), ti portano a fare prestazioni scialbe, senza anima, dove prendiamo vita solo sulla soglia della disperazione, nei minuti finali della gara: come quando la sera prima del compito in classe ti rendi conto di non aver fatto nulla, vai nel panico e provi, frenetico, a recuperare. Fallendo ovviamente 99 volte su 100.

Da qui a fine 2025 e girone sarà, salvo miracoli, un cammino di lacrime e sangue: Cesena, Empoli, Carrarese, Palermo. Da 14 punti di oggi corriamo seriamente il rischio di girare a 16: la soglia psicologica dei 20 sembra lontana come gli Anni cantati da Max Pezzali; quella dei 18, una mezza utopia. Vero che a gennaio non si è mai bocciato nessuno, ma vero altrettanto che la pagella del primo quadrimestre parlerà forte e chiaro: e bisognerà vedere quanto, come e se evitare la bocciatura di giugno. E vedere se quel "è bravo ma non si applica", stavolta, sarà sufficiente a far continuare l'avventura.

Pubblicato su La nuova Cronaca di Mantova il  
Ernesto Valerio