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Pubblicazione del  
18/12/2025

Mantova rimontato a Cesena: da 2-0 a 2-3

Terza sconfitta consecutiva per i biancorossi, incapaci di gestire il doppio vantaggio

Ai Nobraino, gruppo indie riminese (per restare in zona Romagna), dovrei essere più legato per la loro canzone (involontario omaggio) intitolata "La giacca di Ernesto". Ma è in un altro loro brano, "Mike Tyson" che (ri)suona invece meglio la lezione per il calcio (e per la vita), con e dopo la sconfitta di Cesena: "tutti hanno un piano | fino a quando non gli arriva un cazzotto in bocca | un pugno nella faccia". Cazzotto in bocca che, al Mantova, è arrivato con tutte e cinque le nocche che rispondono, insieme, al nome di serie B: nocca numero 1, la differenza di qualità nei singoli, soprattutto in determinati ruoli (terzini e punta, ma dovremmo indicarne altri o, quantomeno, "la difesa" come concetto): quando devi recuperare e necessiti di creare superiorità numerica saltando uomini o proteggendo l'azione offensiva, avere un maggiore tasso tecnico o atletico FA (maiuscolo obbligatorio) la differenza; nocca numero 2, le alternative: Possanzini dice spesso, correttamente, che con 5 cambi hai la possibilità di cambiare metà dei giocatori di movimento: nel Cesena sono entrati, nei momenti chiave della partita, Adamo e Bastoni; il Mantova ha dovuto forzare il cambio di Bani con Mullen, (con tutto il rispetto) un quasi esordiente con un po' di minuti di B alle spalle (e la questione cambi vcale anche per tutte le altre partite finora giocate); nocca numero 3, la possibilità di variare strategia: Mignani ha cambiato in corsa assetto e modo, avendo uomini intercambiabili e con la capacità (individuale e collettiva) di ricoprire ruoli diversi in fase di interdizione o ripartenza: sistemare Adamo subentrato, un esterno "puro", in una posizione quasi da interno di centrocampo grazie agli uomini che lo supportavano ambo i lati, ha sentenziato l'inizio della fine dell'illusione biancorossa; nocca numero 4, la cosiddetta stamina: termine che mutuai anni fa con il primo Pro Evolution Soccer su Playstation quando, tra le caratteristiche dei giocatori, questo esotico aggettivo sintetizzava per la prima volta, ai miei occhi, la capacità di resistere (per un giocatore) a sforzi prolungati, "tenendo botta" con energia, fiato (polmoni) e forza fisica. Il Mantova lo scorso anno riprese un sacco di partite in rimonta anche grazie ad una stamina diversa, decisamente migliore. Ce lo diciamo da agosto che, forse (anche senza forse), qualcosa in tal senso si è perso rispetto al passato e correrci dietro, a stagione in corso, per riparare è operazione al limite dell'impossibile; nocca numero 5, la convinzione nei propri mezzi: in un'intervista dopo la sconfitta contro la Reggiana, Trimboli ha dichiarato che nello spogliatoio, quando ci si confronta, i ragazzi hanno una grande consapevolezza delle proprie virtù e la certezza di valere molto di più della posizione attuale o dei risultati fatti in stagione. Di questa cosa siamo contenti e ci crediamo, resta però evidente che, in determinati frangenti della gara, soprattutto quelli più difficili (come in fase di recupero di uno svantaggio), a questo Mantova manchi proprio questa convinzione: basti pensare al forcing finale contro la Reggiana non tradotto in, ad esempio, tiri da fuori, o quello odierno che, salvo il tentativo di Falletti sul palo (come a dire che se uno con 240 partite in B ci prova da fuori, a tirare, magari prima o poi il gol lo fa), anche stavolta "assunzioni di coraggio" o di responsabilità non se ne sono viste. E abbiamo perso.

Terza sconfitta consecutiva dopo le tre vittorie di seguito che avevano dato ossigeno e speranze a tutti, dal mister al pubblico. Mini sosta natalizio-invernale alle porte, ma prima un trittico micidiale (come dicevamo già la volta scorsa) che, calendario alla mano, obbliga letteralmente il Mantova a vincere contro l'Empoli per provare a dare un senso non solo al giro di boa (e a tutti i relativi calcoli alla mano per la salvezza) ma anche al lavoro del "neo" DS Rinaudo: cercare giocatori (due difensori, due centrocampisti e, almeno, una punta) con una squadra a 14-16 punti a gennaio, in B, è cosa ben diversa che farlo con la medesima formazione a 19-20: 4-5 punti sembrano pochi sulla carta, ma uno solo anno e mezzo di cadetteria ci ha abituato invece a dar loro parecchio, parecchio valore. Sta alla squadra ora (mister compreso) provare a dare davvero un "senso" a tutto, anche al lavoro di chi non siede in panchina e deve/vuole provare a portare a casa, insieme a tutti gli altri, l'obiettivo comune (della permanenza in categoria).

Pubblicato su La nuova Cronaca di Mantova il  
Ernesto Valerio