Avellino sembrava il capolinea di Possanzini, invece è un possibile nuovo inizio
La settimana scorsa avevamo presentato la gara di Avellino come il probabile passo d’addio di Davide Possanzini sulla panchina del Mantova. Il presidente Piccoli gli aveva concesso un’ultima chance dopo un settembre nero, ma l’impressione è che si aspettasse solo la sosta per dare il benservito al mister della promozione. Invece, con molta probabilità, nulla si muoverà (almeno nelle prossime settimane). Ciò che ha cambiato le carte intavola è stato il buon pareggio maturato contro i campani, in una partita che, da possibile epilogo, è diventata il punto di (ri)partenza della lunga storia d’amore tra i virgiliani e Possanzini.
Come già accaduto nelle precedenti uscite, il tecnico cambia l’undici iniziale. In difesa, fiducia a Radaelli, Castellini, Cella e Bani; centrocampo a tre con Paoletti (ripescato dopo molto tempo), Artioli eTrimboli; tridente d’attacco composto da Bragantini, Bonfanti e Caprini. L’Avellino si presenta come una delle squadre più in forma del campionato, mail primo tempo racconta qualcosa di diverso. È il Mantova, infatti, a tenere le redini del gioco e a creare occasioni da rete. Il primo tiro è di Radaelli, al9’: respinta del portiere Iannarilli. Dopo il tentativo solitario dell’irpino Biasci (parato da Festa), i biancorossi ricominciano ad assediare l’area avversaria. La mira, però, non è delle migliori. Al 32’ è ancora Radaelli a spaventare l’Avellino, ma il suo splendido tiro a giro è intercettato dal portiere, che mette il pallone in calcio d’angolo. Chiude la prima frazione una conclusione insidiosa di Caprini, che trova nuovamente pronto l’estremo difensore campano.
Nel secondo tempo, l’inerzia cambia. Alla lunga, infatti, la differenza di valori e di condizione mentale si sente. Morale: nei secondi 45’ è tutto un altro Avellino. La squadra di Biancolino si rende pericolosa al 49’con Palmiero, trovando la risposta di Festa. Ma è nel finale che il Mantova rischia di più la sconfitta. Infatti, tra l’85’ e l’86’, l’attaccante Biasci avrebbe due clamorose occasioni per portare in vantaggio i suoi. Nel primo caso è miracoloso il portiere biancorosso, bravo a respingere il tiro (centrale)dell’avversario che si trovava solo in piena area di rigore. Pochi secondi dopo, invece, Il suo tentativo termina fuori dallo specchio della porta. Con un bel sospiro di sollievo del Mantova e del suo allenatore.
Timidi bagliori di ottimismo in casa virgiliana. Del resto, in un periodo negativo come questo, ogni piccolo segnale di ripresa è da accogliere con entusiasmo. Si rivede qualche sprazzo di ipno-zona, condita dalla ritrovata qualità del centrocampo (che sia Artioli il titolare?). Altra buona notizia, la solidità difensiva. Era dal 9 marzo 2024 che il Mantova non teneva la porta inviolata in trasferta. Quel giorno si giocava a Crema, in serie C. Sembra trascorso un secolo.
La notizia negativa è il permanere di una sterilità offensiva che inizia ad essere preoccupante: solo cinque gol segnati in sette partite, la maggior parte dei quali porta la firma di Leonardo Mancuso. Oltre a lui, solo Fiori, autore di due reti. Degli altri non v’è traccia. Mensah e Bragantini non sono mai stati dei goleador, perciò il loro digiuno non stupisce più di tanto. Stridono, invece, gli zero gol di Bonfanti, arrivato nel mercato estivo contante speranze e con un bagaglio di esperienza rilevante per la categoria. Perora, il suo contributo alla causa è pressoché nullo, con l’aggravante del rigore sbagliato nella debacle contro il Frosinone.
Avellino non è stata, con ogni probabilità, l’ultima di Possanzini. Quel che ci si augura è che sia la prima di un percorso di rinascita. Percorso che dovrebbe partire dalle basi, cioè dalla capacità di difendere in maniera compatta e di attaccare con più pericolosità. Il Mantova ha già dimostrato, in passato, di essere in grado di seguire il proprio allenatore. Anche stavolta è stato così, come se i ragazzi avessero voluto dare tutto pur di salvare la loro guida tecnica.
La pausa delle nazionali giunge forse nel momento più opportuno. La settimana di riposo possa servire a ritrovare le energie perdute, a coltivare un rinnovato entusiasmo e a mettersi definitivamente alle spalle un inizio di stagione pieno di ombre.
La classifica non può piacere – penultimo posto in solitaria– ma il fatto di averla mossa dopo tanto tempo deve essere motivo di speranza. La prossima partita vedrà i virgiliani affrontare il Sudtirol, reduce da una sconfitta ma ancora saldo nel mezzo della classifica. Una sfida dura che sarà un altro banco di prova per misurare lo stato di forma del Mantova e del suo allenatore. Il pubblico del “Martelli” sarà – come sempre – sugli spalti a sostenere i propri beniamini, nella speranza che si torni a sentire il famoso “brivido”.