è subito boom di visitatori. Sia a Palazzo Te che a Palazzo Ducale. Rubens sorprende e affascina. Le sue opere da ammirare, ma anche il suo pensiero da studiare. “Pittura, trasformazione e libertà” non sono concetti vaghi che illuminano l’esposizione nella Villa di Giulio Romano. Termini che la Fondazione Te ha fatto propri inaugurando la stagione autunnale proponendo questo peculiare punto di vista sul lavoro del maestro fiammingo da cui parte “la nascita di una pittura europea”.
La Pala della Santissima Trinità in una proposta tridimensionale
In contemporanea con la mostra nella Villa di Giulio Romano, Palazzo Ducale propone il “Focus espositivo Rubens. La Pala della Santissima Trinità” incentrato su una delle più imponenti imprese portate a compimento dall’artista: il ciclo delle tre enormi tele per la Chiesa della Santissima Trinità, una delle quali – dopo incredibili vicende – è ancora oggi esposta nella Reggia di piazza Sordello e costituisce una tappa fondamentale nel percorso conoscitivo di questo grande artista.
Ritorno di RUBENS per stupire ancora
Obiettivo: stupire. Non può essere altrimenti. Perché Rubens è Rubens. Riportarlo a maggiore e migliore conoscenza è una calamita. Per pubblico e studiosi, al fine di approfondire un protagonista del Seicento a Mantova. Amato, anzi adorato dal duca Vincenzo I tanto da fargli da patron per ben 8 anni. Mantova ricorda il Maestro fiammingo soprattutto per la grande tela conservata a Palazzo Ducale.
Conoscerlo fino in fondo anche come affermato diplomatico
Pieter Paul Rubens (Siegen 1577 – Anversa 1640) nacque a Siegen, nell’attuale Germania, dall’esiliato avvocato Jan, accusato di calvinismo, e dalla figlia di un commerciante di arazzi, Maria Pypelinckx.