“Le attività di ristorazione aumentano ma non compensano le riduzioni delle altre imprese del Terziario”
Ercole Montanari
Confcommercio Mantova più che mai attenta alle evoluzioni che riguardano un settore essenziale dell’economia e del Pil italiani. Presidente Ercole Montanari, qual è il quadro della situazione generale?
“Stiamo facendo i conti con l’aumento dell’inflazione, che negli ultimi mesi ha ridotto significativamente il potere d’acquisto dei redditi e il valore reale dei risparmi: i consumi, nella media del 2022, sono ancora sotto di quasi venti miliardi di euro rispetto al 2019. La questione energetica, poi, ha messo a dura prova il nostro sistema economico e sociale, creando danni a famiglie e imprese. A questo proposito, i pur confortanti segnali di riduzione del costo delle forniture di energia osservati di recente, non devono far dimenticare che la spesa energetica complessiva delle imprese del Terziario di mercato si attesterà, nel 2023, a circa 38 miliardi di euro, ancora molto al di sopra dei 13 miliardi del 2021 (+35% rispetto ai livelli pre-crisi). Su alcuni fronti il peggio sembra passato, ma rimane una sostanziale incertezza dello scenario internazionale”.
Quale è lo stato di salute delle aziende del Terziario?
“Premetto che nel nostro Paese il 97,5% del mondo imprenditoriale è costituito da micro e piccole imprese, dove la patrimonializzazione dell’impresa coincide con la patrimonializzazione dell’imprenditore.
“È in corso una stretta creditizia che si accompagna ad un inasprimento, senza precedenti nella storia, dei tassi di interesse e tutto questo in uno scenario che vede uscire le aziende dalle misure straordinarie e irripetibili del Covid, del famoso Decreto liquidità e quindi la fine di una immissione di liquidità a credito, non a fondo perduto.
“In altre parole, sono terminati i periodi di preammortamento, cioè il rimborso dei meri interessi, e sono ripartite le rate in un momento in cui le aziende, soprattutto quelle del terziario, sono al palo: i loro cash flow navigano sottacqua.
“Si tratta di una situazione insostenibile dove, a fronte di maggiori costi e quindi maggior fabbisogno di credito, tutta la liquidità aziendale viene assorbita dai prestiti aperti in epoca Covid”.
Parliamo di turismo. Dopo il boom del 2022, anno di completa ripresa del settore dopo le restrizioni dovute al Covid, qual è il trend attuale?
“Per la nostra provincia il 2023 è stato un anno positivo, siamo tornati ai livelli pre Covid. Certo, oggi facciamo i conti con l’inflazione e la conseguente ridotta capacità di spesa delle famiglie. Rispetto al 2022, abbiamo registrato una lieve flessione delle presenze, pari a circa il -10% contro il -30% a livello nazionale: nel Mantovano molti operatori hanno assorbito i rincari attuali tenendo i prezzi delle camere stabili, riducendo parte della loro marginalità. E questo ha permesso di contenere il calo di turisti.
“Le prospettive per i prossimi mesi restano comunque buone. Quello che serve veramente è un cambio radicale della politica, a tutti i livelli”.
Cosa fa Confcommercio per le aziende?
“Da sempre siamo facilitatori dell’incontro tra domanda e offerta di credito, con iniezioni di garanzia per rendere le imprese agli occhi degli istituti di credito più appetibili e quindi con maggior merito creditizio. Questo grazie al nostro Consorzio di garanzia fidi.
“Un dato fra tutti: tra gennaio e luglio, abbiamo controgarantito un erogato che è già sui conti delle imprese di 19 milioni di euro. A questo aggiungiamo l’attività di lobbing a livello centrale e la continua interlocuzione con i maggiori istituti di credito, scontando anche qui la polarizzazione dell’offerta di credito che è figlia del processo di fusioni che ha tolto del mercato diversi istituti bancari. Di contro è sempre positiva l’effervescenza del mondo del credito cooperativo, quindi delle Bcc, le uniche collegate e fortemente ancorate al territorio. Ma non è sufficiente. Ancora, aiutiamo le imprese a ottimizzare la gestione del proprio credito, riducendo e tagliando tutti quei costi che sono comprimibili”.
Desertificazione commerciale…
“Lo storico modello italiano di organizzazione urbana è messo in crisi dall’avanzante desertificazione commerciale, che produce degrado urbano, disagio sociale, insicurezza, invivibilità nelle città. Un centro che si rivolge solo a cittadini-consumatori di passaggio senza negozi tradizionali perde di appeal per tutti, turisti compresi.
“Per noi la questione della rigenerazione urbana dell’ambiente costruito e degli spazi pubblici, quella della rivitalizzazione dei servizi di prossimità, e della valorizzazione del modello italiano di pluralismo distributivo viaggiano di pari passo, e sono una strategia prioritaria e l’unico antidoto alla desertificazione commerciale dei centri storici.
“Noi crediamo nel valore economico e sociale dei servizi di prossimità e della piccola impresa, qualità dei servizi e funzione sociale dei negozi di vicinato sono emersi palesemente durante la pandemia. Nella rivitalizzazione dei centri storici giocano un ruolo fondamentale i Distretti del Commercio, di cui siamo parte. Nel Mantovano sono 5 i distretti.
“Nelle nostre città, negli ultimi 10 anni, la densità commerciale è passata da 9 a 7,3 negozi per mille abitanti (un calo di quasi il 20%). La crescita delle attività di ristorazione non compensa le riduzioni del commercio, ma modifica in misura rilevante le caratteristiche dell’offerta nelle città e nell’economia in generale. La crescita dei servizi di ristorazione rappresenta il riflesso di fenomeni socio-economici più complessi”.
E Mantova?
“Anche a Mantova, seppur con ritmi minori rispetto ad altri territori, si sta diffondendo il fenomeno crescente della progressiva desertificazione commerciale a fronte di un aumento costante delle attività di ristorazione che vanno ad occupare gli spazi lasciati vuoti da botteghe e negozi tradizionali. La conseguenza è l’impoverimento del mix merceologico e il deterioramento dell’offerta nel settore della ristorazione”.