Addio all’icona della lirica

25 Ago 2023 | Attualità, Cronaca, Cultura & Società, Tutti gli articoli | 0 commenti

Dal matrimonio con il violinsta Anselmi ai concerti negli Usa e ai premi


Il 16 agosto scorso è morta a Savona, sua città natale, dove era tornata a vivere da pochi anni, Renata Scotto, soprano lirico-drammatico di coloratura tra i più grandi della seconda metà del Novecento. Vogliamo ricordarla non solo per la sua straordinaria caratura artistica, che la portò su tutti i palcoscenici più importanti del mondo, ma anche perché, per sua stessa ammissione, furono determinanti ai fini della sua eccezionale carriera, due collegamenti con il territorio mantovano.
Il primo fu il matrimonio con il violinista Lorenzo Anselmi, per anni primo violino dell’Orchestra della Scala, che era di Gonzaga, e a Gonzaga appunto la Scotto visse per molto tempo con il marito, da cui ebbe anche due figli, e che considerava il suo costante maestro di canto, giacché, a suo giudizio, un maestro di canto deve essere non un ex cantante, come avviene di solito, soprattutto nei Conservatori, ma un musicista, e suo marito era un grande musicista!
Tuttavia, prima di trasferirsi con la famiglia a New York, già molto avanti in carriera e divenuta star del Metropolitan – nel 2011 ricevette l’ambitissimo premio “Met Legends” – per preparare le opere che doveva interpretare veniva a Mantova, dal maestro Ettore Campogalliani, l’unica persona che, oltre al marito, volle citare in un’intervista di parecchi anni fa, in cui le si chiedeva quali fossero stati i suoi maestri: veniva a ripassare gli spartiti e ad approfondirli con Ettore Campogalliani perché era un musicista straordinario e non un cantante! Francesca Campogalliani ci ricordava pochi giorni fa qualche titolo d’opera, tra i cavalli di battaglia della Scotto, che ricordava essere stati in “gestazione” presso il padre: Madama Butterfly, La traviata, Lucia di Lammermoor, solo per fare un esempio.
Vasto il suo repertorio, che abbracciava oltre sessanta titoli di autori da Pergolesi a Schönberg; altrettanto ricca la discografia, composta per metà circa da incisioni in sala e per un’altra metà da registrazioni dal vivo: sono tutte produzioni di altissimo valore artistico e storico, a cui collaborarono famosissimi cantanti e grandi direttori d’orchestra, significativo spaccato della storia dell’opera lirica nella seconda metà del Novecento.
Per i melomani mantovani resta memorabile il concerto che il grande soprano tenne al Bibiena il 4 giugno 1974, su invito dell’allora Società dei Concerti, presieduta dal maestro Ettore Campogalliani; al pianoforte la accompagnava l’indimenticabile Rinaldo Rossi. Altrettanto memorabili le spedizioni all’Arena di Verona, dove la Scotto fu protagonista di diverse opere, tra il 1961 e il 1987.
Renata Scotto si dedicò anche, con ottimi risultati e riconoscimenti, alla regia, sia in Italia che negli Stati Uniti.
D; dopo il suo rientro a Savona intraprese una collaborazione col locale Teatro Chiabrera, divenuto sede del Teatro dell’Opera Giocosa, per il quale mise in scena Madama Butterfly, La traviata, La bohème, Tosca e, recentissimamente, La voix humaine.
Il Teatro d’opera, che in Renata Scotto ebbe “una Vestale incorruttibile” e una voce “che conosce la magia di rendere palpitante l’accento e la sillaba, la pausa e il respiro”, come scrisse Ettore Campogalliani, privato dell’intelligenza musicale, della tecnica superlativa, della virtù espressiva del soprano savonese, è oggi più povero.

Roberto Chittolina

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