Ottima interprete a Gazoldo. “L’importanza della respirazione diaframmatica”
Sette brani vocali, famosi e impegnativi, quasi tutti da belcantista, hanno invitato all’ascolto in quel di Gazoldo degli Ippoliti, presso l’Associazione Postumia. Domenica pomeriggio 27 agosto, tra l’inaugurazione di una mostra di pittura e la presentazione di un libro, si inseriva il concerto vocale del soprano Daniela Zerbinati accompagnata al pianoforte da Samanta Chieffallo, fedelissima della Postumia.
Avevo già sentito la Zerbinati nel ruolo di Micaela nell’allestimento “domestico” e revisionato di Carmen proposto sempre a Gazoldo uno o due anni fa, ma i tagli apportati avevano ridotto la sua partecipazione alla sola aria “Je dis que rien” o poco più (se non ricordo male!). Comunque m’era parsa un onesto e accettabile soprano, come tanti. A maggior ragione dunque incuriosiva il coraggioso programma di domenica scorsa: Mozart, Bellini, Donizetti, Gounod, Charpentier e perfino Gershwin dopo il non difficile “O mio babbino caro” di Puccini; al netto di questi due ultimi pezzi, il resto del programma richiedeva quanto meno tecnica sicura, agilità, ampia estensione, generoso volume di suono. Tutte doti che Daniela Zerbinati ha dimostrato di possedere in buona misura. Si aggiungano la chiara dizione, rara soprattutto nei soprani, il fraseggio composto, la voce ben timbrata, l’emissione controllata. Sono parsi interessanti i filati ben eseguiti, talune messe di voce e soprattutto la sicurezza in zona acuta e sopracuta. Il pubblico, che riempiva, ben oltre i posti a sedere, la Sala Storchio della Rocca Palatina, sede dell’Associazione, ha tributato alla cantante applausi calorosissimi, ripagati, a sorpresa, da una convincente e brillante esecuzione dell’aria “È strano…Follie, follie” da La traviata di Giuseppe Verdi, sulla cui nota finale la Zerbinati esibiva un mi bemolle sopracuto assolutamente perfetto.
Favorevolmente impressionato e, lo confesso, un poco sorpreso, ho voluto sapere qualcosa di più di questa cantante, che molto cortesemente ha risposto ad alcune domande.
“Sono residente a Magnacavallo, ma sono originaria di Villa Poma, qui nella bassa mantovana – precisa – e ho studiato al Conservatorio di Bologna, dove mi sono laureata in Canto con 110 e lode. Ho vinto il Concorso Lirico Internazionale di Vercelli e il “Città di Ferrara”, oltre diverse borse di studio. Come vincitrice del “Vercelli” ho cantato al Teatro Olimpico di Vicenza”.
E in altri teatri di una certa importanza, anche se in ruoli minori?, chiedo. “Al Maggio Musicale Fiorentino ho cantato la parte del soprano solista nei Carmina burana, e a Roma, nell’Auditorium di via Conciliazione ho ricoperto il ruolo della Regina della Notte nel Flauto magico (mi scappa un “Ah, però!); al Dal Verme di Milano ho cantato Gilda, nel Rigoletto”.
Tutti ruoli, assieme ai pezzi cantati oggi, da soprano lirico, ma di coloratura obietto io.
“Sì, diciamo un soprano drammatico di agilità” puntualizza lei.
Programmi per il futuro?
“Con Samanta Chieffallo e gli altri amici, con cui preparammo Carmen, stiamo allestendo un Rigoletto che porteremo in giro in settembre; in ottobre, vicino a Milano sarò solista nel Requiem di Verdi, poi…si vedrà”.
Questa facilità che ha di smorzare la nota piena in mezze voci morbide o addirittura in filati o la sicurezza nel raggiungere la zona sopracuta sono doti di natura o frutto di tecnica acquisita?
“Entrambe le cose, ma soprattutto la seconda. Io a Bologna ho avuto una grandissima insegnante di canto, cosa che non è facile trovare, Donatella Debolini, e voglio dirlo! Mi ha dato una tecnica consolidata, che mi permette tuttora di non avere problemi vocali”.
“È l’unico soprano che mi fa vibrare le orecchie – interviene Samanta Chieffallo – perché ha una quantità notevole di armonici”.
Visto che parliamo di maestri di canto, è d’accordo con la grandissima Renata Scotto, scomparsa pochi giorni fa, secondo la quale il vero maestro di canto deve essere un musicista e non un ex cantante che conosca la tecnica vocale? chiedo alla Zerbinati.
“Ci vuole l’uno e l’altro, a parte il fatto che un cantante o ex cantante è un musicista. Il musicista ti insegna a fraseggiare musicalmente, come si interpreta un determinato autore o un determinato brano, ma il canto non è naturale: il canto è una forzatura della respirazione, noi non respiriamo come cantiamo, quindi ci vuole una persona che ti insegna a respirare nel modo idoneo per cantare – cioè la respirazione diaframmatica – e questa persona non è il musicista. Il canto è tutto costruito, e se è costruito bene appare naturale a chi ascolta, ma non è naturale! Il canto deve scorrere sul fiato, altrimenti diventa buono solo a cantare una canzonetta sotto la doccia; e quando scorre sul fiato tutto diventa facile per il cantante, anche eseguire un mi bemolle sopracuto!”.
Non c’è che dire, Daniela: avanti così, e a risentirci presto!
Roberto Chittolina