Francesco Permunian si racconta al teatro Bibiena
Francesco Permunian autore di Stradario sentimentale del lago di Garda e del Monte Baldo (Oligo Editore) torna a Festivaletteratura. Domenica 10 settembre al teatro Bibiena (18.15) è previsto l’incontro ”Lo specialista di rovine umane”.
Seguendo il filo di una memoria insonne e frammentaria, Francesco Permunian ha raccolto nella sua opera cose, persone e fatti – reali e immaginari – che da tempo fanno parte del suo circo mentale e visionario, di quel feroce e grottesco ritrarre le vanità della provincia italiana e le beghe delle conventicole letterarie che egli pratica dai tempi di Cronaca di un servo felice e che lo colloca tra gli autori maledetti e appartati degli ultimi decenni. Il tutto raccontato con una lingua spiccia e impassibile, da anatomopatologo dello stile, degna di quell’autentico cannibale letterario qual è considerato oggi.
L’autore di Stradario sentimentale del lago di Garda e del Monte Baldo e di Elogio dell’aberrazione torna a Mantova in dialogo con i disegni di Roberto Abbiati e le letture di Aisha Cerami. Con un intervento musicale di Andrea Mannucci.
Permunian vive e lavora da molti anni sul lago di Garda. Ha pubblicato diversi libri, tra cui Costellazioni del crepuscolo (2017) e Sillabario dell’amor crudele (2019) con il quale ha vinto il Premio Dessì.
Nell’incontro di domenica lo scrittore presenta il suo ultimo lavoro, un agile e smilzo Stradario in cui illustra e racconta il viaggio compiuto da due amici – Pino Mongiello e appunto Permunian – i quali, nel corso degli ultimi tre anni, hanno più volte vagabondato lungo i percorsi e i sentieri meno battuti del lago di Garda e del monte Baldo, attardandosi equamente a descrivere e a fotografare sia le colline gardesane che le pendici montebaldine: con delle chiare e forse inevitabili preferenze, quali la strada di San Michele sul versante bresciano e la strada che dalla piana di Caprino Veronese sale fino a Lumini, una frazione di San Zeno di Montagna nella cui scuola elementare prestò servizio, nel corso degli anni Trenta, una giovane maestra di nome Ada Sandri. Le fotografie sono di Pino Mongiello.