Il labirinto di Borges

2 Ott 2023 | Occhiovolante, Tutti gli articoli | 0 commenti

Luoghi del Fantastico


Quella volta, come un ospite di riguardo alla Biennale Internazionale d’Arte di Venezia, fui ospitato dal più famoso hotel della città, dove il mattino seguente ebbi la colazione nella terrazza quasi dirimpetto all’isola di San Giorgio Maggiore, sede della Fondazione Cini, e sullo sfondo all’ancora la nave scuola Amerigo Vespucci, gioiello marinaro. Paesaggio da sindrome di Stendhal. Per distrarmi dalla servizievole ma per me inquietante presenza del cameriere-guardiano alle spalle, mi persi in riflessioni contemplando il biancheggiare marmoreo dell’algida misura di Andrea Palladio, valutando che, dopotutto, per scappare dall’hotel, se si era intenzionati ad attraversare la Giudecca per raggiungere la breve scalinata della basilica lambita dall’acqua, bisognava vincere una sottile sensazione di respingimento. Infatti, relativamente alla massa turistica che invade Venezia, erano pochissimi ad attraversare per visitare quella bellezza architettonica. Ne ero attratto ancora una volta. Non mi sarei accontentato della visione lontana come avevano fatto nelle loro vedute veneziane, tra mille pittori dell’isola, Giovanni Boldini, John Singer Sargent, Claude Monet, Giorgio De Chirico, Virgilio Guidi. Anche stavolta, nulla avrebbe potuto trattenermi dal rivedere quel Tintoretto. Eppoi, alla “Cini”, un’occhiata agli scaffali delle biblioteche. Allora, non c’era ancora il labirinto di Borges, che ora è una ragione in più per rinnovare la visita, ma Venezia è intrinsecamente un labirinto che la segnaletica civica rende inestricabile. Quello “di Borges” è stato aggiunto recentemente, caso raro di labirinto moderno in un contesto antico.
Le siepi di bosso ben curate con esperta arte topiaria sono geometricamente disposte e sembrano, a prima vista, lettere alfabetiche, frasi parallele su un foglio rigato, ma indecifrabili. Eppure si può leggere questa “scrittura” poiché la ben ordinata piantagione può essere colta con un unico sguardo, essendo alta poco più della cintura. Tuttavia, basta inoltrarsi per pochi metri per trovarsi in curve, strettoie, sbarramenti, ma lo smarrimento non è angosciante. Semmai c’è la continua meraviglia di veder delusa la convinzione di aver trovato un’uscita un centro, ma non si vorrebbe uscire presto, pur condizionati dall’orario del motoscafo per San Marco.
Il Labirinto di Borges è un omaggio alla città sull’acqua e allo scrittore Jorge Luis Borges.(Buenos Aires, 1899 -Ginevra, 1966) che è considerato tra i più importanti e influenti scrittori del XX secolo. Narratore, poeta e saggista, è famoso sia per i suoi racconti fantastici, nei quali ha saputo intessere filosofia metafisica e classici temi del fantastico, il doppio, le realtà parallele, i sogni, i libri misteriosi e magici, gli slittamenti temporali, sia per l’ampia produzione poetica in cui afferma “l’incanto di un attimo in cui le cose sembra stiano per dirci il loro segreto” (C. Magris).Il giardino è composto da 3250 arbusti di bosso che scrivono il nome del poeta, un labirinto in cui non è difficile trovare l’uscita perché il vero smarrimento è che l’ignoto futuro suscita in noi. Lungo il percorso-scrittura, il bosso raffigura anche oggetti simbolici cari allo scrittore argentino, le clessidre, gli specchi, la tigre, il bastone, la sabbia, e un punto interrogativo. È un percorso “metafisico”, un’immersione tranquilla nella spiritualità tra natura e cultura.
Il labirinto Borges è stato realizzato nel 2011 dalla Fondazione Giorgio Cini, in occasione del venticinquesimo anno dalla morte dello scrittore, per istanza della vedova del grande intellettuale, Maria Kodama, anche lei scrittrice e traduttrice argentina. “Questo labirinto si è fatto qui a Venezia perché era una delle città più amate da Borges, città labirinto unica di complessità sottili e meravigliosa con una storia altrettanto meravigliosa”, ha detto Kodama, spiegando il motivo della scelta della città lagunare. È stato disegnato da Randoll Coate, eccentrico diplomatico inglese, “labirintologo”, autore di progetti di labirinti in tutto il mondo. Ammaliato dall’impegno dello scrittore, ha ideato un itinerario in cui ci si muove lungo il percorso di un chilometro, organizzato anche per gli ipovedenti ricordando la cecità di Borges. Non si tratta di un labirinto-trappola: è una passeggiata nel verde, che a tratti comunica un vago senso di disorientamento, conducendo il visitatore in una dimensione metafisica. Il cammino induce riflessioni, stupore, intimo raccoglimento.
Visto dall’alto si presenta come un libro aperto, col nome Jorge Luis e le iniziali di Maria Kodama. Diversamente, nella vertigine indotta solitamente dai labirinti, dove ci si perde e ci si ritrova, ci si disorienta, eppoi si scorge la via d’uscita, qui tutto ciò avviene come percezione interiore. Molto suggestivo, appartato, inscatolato nel silenzio, avvolto dalla perenne atmosfera magica di Venezia.

Renzo Margonari

renzo@renzomargonari.it

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